Data di pubblicazione: 14/05/2025
Passeggiate romane in carrozzina – Il Ghetto
Siamo nel rione S. Angelo, il più piccolo di Roma, noto per aver ospitato il Ghetto ebraico istituito nel 1555 da papa Paolo IV e smantellato nel 1870. Qui gli ebrei vivevano in condizioni disumane, costretti a indossare un segno giallo e a svolgere solo due mestieri: vendere stracci e prestare denaro. Il Ghetto, circondato da un muro con tre porte chiuse di notte, era l’unico luogo degli Stati Pontifici, assieme ad Ancona, dove gli ebrei potevano risiedere.
Il popolo ebraico è presente a Roma fin dall’epoca repubblicana. Tuttavia, durante il papato di Paolo IV, subì forti persecuzioni, tra cui prediche coatte di sabato, battesimi forzati, e umiliazioni come le corse carnevalesche in via del Corso. Nonostante la segregazione, il muro offriva anche una parziale protezione dalle violenze esterne.
Alla fine dell’Ottocento, il Ghetto fu in parte demolito e rinnovato, e venne costruita l’attuale sinagoga. Prima della realizzazione dei muraglioni, la zona era soggetta a frequenti allagamenti. Via Arenula fu aperta nel 1890, abbattendo edifici rinascimentali; il suo nome, come quello del rione Regola, deriva dalla sabbia del Tevere.
In piazza Giudia si trovava la fontana del Pianto, spostata nel 1930, che serviva gli ebrei e prende nome da un evento miracoloso del 1546. Nella stessa piazza venivano processati gli ebrei e avvenivano esecuzioni capitali.
Dal Ghetto si accede al Monte dei Cenci, dove visse Beatrice Cenci. Figlia del crudele Francesco, fu segregata e abusata. Insieme alla matrigna e ai fratelli, uccise il padre. Il papa Clemente VIII, legato ai Cenci, usò la condanna per confiscarne i beni. Beatrice e Lucrezia furono decapitate, Giacomo squartato, Bernardo risparmiato. All’epoca, nessuna attenuante era prevista nei processi.
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Bruno
Mi chiamo Bruno, sono un architetto in pensione e convivo con la sclerosi multipla. Da oltre quindici anni sono volontario presso la sezione AISM di Roma, dove mi occupo di attività di socializzazione e supporto per le persone con SM. Durante la pandemia, quando non era possibile uscire, ho contribuito a ideare le “passeggiate virtuali”, un’iniziativa pensata per mantenere i contatti e offrire momenti di svago, accolta con grande entusiasmo. Oggi quelle passeggiate si sono trasformate in incontri reali: continuiamo a esplorare Roma insieme ad altre persone con disabilità, condividendo con gioia la nostra esperienza.